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Vecchio, pazzo Carnevale

Carnevale vecchio e pazzo
S’è venduto il materasso
Per comprare pane, vino
Tarallucci e cotechino
E mangiando a crepapelle
La montagna di frittelle
Gli è cresciuto un gran pancione
Che assomiglia ad un pallone
Beve, beve all’improvviso
Gli diventa rosso il viso
Poi gli scoppia anche la pancia
Mentre ancora mangia, mangia
Così muore il Carnevale
E gli faremo il funerale
Dalla polvere eri nato
E di polvere è tornato.
(Gabriele D’Annunzio)

 
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Pubblicato da su febbraio 20, 2012 in Scampoli e Ritagli

 

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Ancora merli, e merle

Altre leggende raccontano di inutili tentativi di attraversare il Po gelato, sul finire dell’inverno, da parte di merli; quelli veri con becco e piume, o quelli così chiamati, ma in realtà umani, in carne ed ossa. Si racconta per esempio che un merlo e una merla sposi alla fine di gennaio nel paese della sposa che si trovava oltre il Po, avrebbero dovuto riattraversarlo per tornare a casa, ma, si sa i saluti si fanno lunghi, si fa tardi e allora si fermano dai parenti. La temperatura si abbassa molto e Merlo, costretto ad attraversare il Po ghiacciato (ma il motivo resta misterioso…) muore. Merla piange, e il suo lamento pare che si senta ancora lungo il Po, nelle notti di fine gennaio. Da allora si dice che La Mèrla l’ha passà al Po (La merla ha passato il Po) per dire che a causa del freddo il Po è gelato, ma anche per parlare ( o sparlare…) di persone non più giovanissime che vorrebbero apparire tali all’aspetto, e non solo, acconciandosi o comportandosi in modo sconsiderato.
Nel linguaggio popolare, dare del merlo a qualcuno, ha un doppio significato. Ess un meral dal becc giäd (Essere un merlo dal becco giallo), nel Piacentino si dice dei furbacchioni, perchè, proprio come i merli, quando mangiano, e in tutti i sensi quando ci si riferisce agli umani, scelgono sempre i bocconi più ricchi e gustosi. L’Esser un merel (Essere un merlo), a Bologna significa invece essere sprovveduti e sempliciotti; più o meno come appaiono i merli quando vagano in cerca di qualcosa da beccare.
Il 29, 30 e 31 gennaio, a Lodi, si rinnova un’antica consuetudine in onore della merla: i ragazzi si ritrovano nelle strade e intonano cori, cantando a squarciagola mentre le ragazze vanno a barricarsi in un luogo chiuso, per proteggersi dal freddo. L’usanza di urlare e cantare per farsi riconoscere è dovuta alle nebbie che durante i “giorni della merla” non permettevano di vedere molto lontano. E allora, se i ragazzi vogliono stare al calduccio devono vincere le resistenze (da sempre molto opportune, quando non obbligatorie) delle brave ragazze: bisogna cantare a lungo per loro, così da potersi rifugiare in casa. Le ragazze temporeggiano e solo dopo aver imposto una conveniente attesa aprono la porta agli uomini infreddoliti e tutti insieme festeggiano al riparo dal rigore invernale.
Questa tradizione rappresenta la prima avvisaglia del Carnevale che sta per arrivare…

 
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Pubblicato da su gennaio 30, 2012 in Scampoli e Ritagli

 

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