RSS

Archivio mensile:agosto 2013

Strada facendo, si mangia

porchettaMangiare per strada: gesto una volta rigorosamente disdicevole, oggi attività che ha diritto anche a un nome, Street Food .

Ma se il nome è relativamente recente, questa consuetudine ha almeno tremila anni; inventata, come è logico dai popoli nomadi , fu decantata dai i romani che  sovente consumavano i pasti in piedi, velocemente, fermandosi in locali semi-aperti adiacenti alla strada. A Pompei troviano resti fastosi di queste strutture; qui le taverne, oltre che meta dei viaggiatori di passaggio, erano anche il posto dove i poveri si facevano riscaldare i pasti perché non sempre le loro case disponevano di fornelli.antico


Era una consuetudine popolare, scaturita dalla necessità e quindi anche allora considerata di cattivo gusto dai notabili, la cui reputazione sarebbe scaduta se qualcuno li avesse sorpresi a far colazione alla taverna; vivere per la strada non era ritenuto per bene, pareva brutto, direbbero le comari dei giorni nostri.


Alle
tabernae i passanti compravano o consumavano bevande fresche o vino caldo; i venditori ambulanti offrivano pane, frittelle, salsicce, ecc.


fiaschiIn un epigramma Marziale ricorda così il caos che regnava nelle strade prima dell’editto di Domiziano che aveva regolato l’esposizione di merci per strade e marciapiedi: “Non più fiaschi appesi ai pilastri… barbiere, bettoliere, friggitore, norcino; nel proprio guscio se ne sta ciascuno. Ora c’è Roma: prima era un casino”.

Ma la gastronomia d’asporto non era ancora stata inventata e dall’editto di Domiziano piano piano i cibi sono scomparsi dalle strade e i poveri cuochi itineranti si sono persi per la via. hamburger

Fin quando non sono apparsi quasi dal nulla gli hamburger. Ma oggi lo street food torna a fare tendenza. Basti ricordare che Ferrà Adrià – lo chef spagnolo divo idei fornelli – ha aperto una catena di ristoranti veloci, che Joele Robuchon – lo chef francese eletto cuoco del secolo insieme col suo maestro Freddy Girardet – ha scandalizzato Parigi e la Francia intera creando una catena di tavole dove non si può prenotare, né pagare con carta di credito e si mangia a menù fisso, più o meno in venti minuti. Quasi a dimiostrare che non è importante quanto e come si mangia, ma solo cosa si mangia: conta solo l’essenziale, la perfezione di un piatto sta nella pulizia di gusti mai camuffati e nella genuinità degli ingredienti, non certo nel contesto modaiolo di tendenza… Floriana

 
Lascia un commento

Pubblicato da su agosto 31, 2013 in Scampoli e Ritagli

 

Tag: , , , , , , , ,

Dedicato a Anna

okQuesto articolo di fine agosto è dedicato ad Anna, che oggi festeggia i suoi “ primi”  10 chili persi, in tre settimane di alimentazione consapevole, 10 chili persi con l’entusiasmo e la  grinta di chi ha deciso di  dare una svolta alla sua vita, non solo in senso alimentare.

Anna è l’esempio vivente che  “ la dieta mediterranea” tanto osannata e forse molto travisata nei suoi fondamentali , forse non è esattamente  quello che ci vuole per “stare bene”, almeno non per tutti, quantomeno non per chi, come lei, ha passato gran parte della sua vita a combattere contro il proprio peso sempre abbondante, e quando è riuscita a perderne un po’, quel peso l’ha ripreso poco dopo, ogni volta un po’ di più, ogni volta una battaglia vinta ma una guerra persa: se non si riesce a capire, se nessuno ti sa dimostrare  perché e come  alcuni alimenti ti fanno male, tutte le Anne  del mondo penseranno di essere vittime di un destino cinico e baro, si colpevolizzeranno  inutilmente,  continueranno a creder di sbagliare ma senza sapere in cosa e perché, finiranno per spostare il problema sul proprio sé interiore, con tutte le conseguenze negative legate ad un problema la cui soluzione non dipende dal  come si è , ma dal come ci si attrezza, evitando di far girare tutta la  vita attorno al peso come cifra del proprio  valore, perché il peso è tutto meno che la  prova del proprio  disvalore.fame1

Adottare una alimentazione consapevole  sta significando per Anna capire quali sono i cibi buoni e quelli cattivi per lei, una scoperta  in parte già fatta, ma senza cognizione di causa, in assenza di  un termine di paragone e di una conferma.

10 chiliQuella che sta uscendo da questo percorso di scoperta e di consapevolezza è una persona  che si sta trasformando, ma ancora non  ne ha l’intera percezione, il percorso per lei è lungo e il terreno è accidentato, dice  spesso…” sono contenta, grazie, sei un fenomeno”, il fenomeno è lei che ci sta mettendo  tutta la forza che deve avere  una splendida farfalla mentre esce dalla crisalide che per troppo tempo le ha impedito di  volare. rita

Pensierino di Floriana: chapeau!

 
Lascia un commento

Pubblicato da su agosto 24, 2013 in Alimentazione

 

Tag: , , , , ,

Dalle Arti alle caste

castaPer i popoli arabi il luogo dedicato allo scambio delle merci, il nostro mercato, è il suq, chiamato a volte anche bazar. Nell’Islam antico costituiva , insieme con le moschee e il Palazzo del potere, il centro funzionale delle città, anche se, diversamente dalla Moschea e del Palazzo, il suq non occupava quasi mai fisicamente il centro della città per via dell’invasività di alcune arti e professioni e, soprattutto, di rumori e odori sgradevoli che avrebbero potuto disturbare.

Come nelle città cristiane medievali, l’economia era strutturata su basi corporative; ogni arte o mestiere era interpretato e garantito davanti al potere politico da un Maestro, coadiuvato da aiutanti esperti e autorevoli che rispondevano del corretto andamento del commercio; potevano contare sull’ aiuto concreto di una sorta di sovrintendente, il signore del mercato (da cui deriva il termine spagnolo antico zabazoque). Costoro, con poteri di polizia annonaria, assicuravano l’uso corretto di pesi e misure, reprimendo ogni frode in commercio grazie a una speciale forza di polizia (shura) che poteva esigere pene pecuniarie o addirittura l’arresto dei colpevoli.suq
La fisionomia del suq era tracciata dalle differenze merceologiche; il mercato infatti si sviluppava all’interno di strutture murarie protette, secondo un andamento che potremmo definire spannometricamente a cerchi concentrici, con le professioni e le arti meno legate a merci deteriorabili disposte al centro (per esempio quelle di orafi e profumieri), con quelle a impatto medio nel secondo cerchio (cibi secchi, tessuti, calzature) e con le arti e professioni più freschi, o inquinanti, verso l’esterno (lattonieri, tintori, macellerie, pescherie, animali vivi ).
artiOgni merce commerciabile era esposta accanto a quella dei concorrenti, per modo da agevolare il cliente nelle valutazioni comparative. L’apertura e la chiusura dei commerci erano rigidamente scandite da orari precisi di cui ancora una volta i Maestri delle arti e delle corporazioni erano garanti di fronte alle autorità. I Maestri organizzavano anche l’ingresso dei novizi e il loro apprendistato. Il sistema, come ogni sistema corporativo, era chiuso; dunque si apparteneva e si operava all’interno di un’arte o di una corporazione per esclusivo diritto di nascita e di eredità, salvo sporadici ed eccezionali casi autorizzati espressamente dal potere o dalla stessa arte o corporazione.vie

E, come sovente accade, allora come ora, passare dalle corporazioni alle caste era facile e anche consueto: un processo sempre in voga, in ogni contesto storico, a oriente come a occidente con conseguenze troppo spesso nefaste…Floriana

 

 
Lascia un commento

Pubblicato da su agosto 16, 2013 in Scampoli e Ritagli

 

Tag: , , , , ,

mercati e illusioni

MERCATO rinascimentaleNell’alto medioevo l’economia feudale appanna, almeno temporaneamente, l’importanza dei mercati che rinasceranno solo intorno al XIII secolo, per il rifiorire dei nuclei cittadini.

Nelle città rinascimentali e fino all’inizio del XIX secolo, il mercato torna quindi a svolgere un ruolo significativo nell’affermarsi di costumi alimentari locali.

Ce lo dimostrano anche le scene di mercato che compaiono sempre più spesso nelle opere artistiche in Italia come nelle Fiandre dalla seconda metà del ‘500 per tutto il ‘600; dipinti che raffigurano e celebrano l’abbondanza che derivava dalla crescente fiducia negli scambi commerciali che, allora come ora, rappresentavano la fonte principale di ricchezza per le classi emergenti. fotogallery_cartoon_movement_11_promesse_giacomo_cardelli_italia
Nel ‘700, questi soggetti artistici finirono per identificare il significato illuministico della sicurezza economica, che poi si traduceva nella sensazione, o l’illusione se vogliamo definirla a posteriori, di avere sconfitto la fame, definitivamente.

Questi soggetti sono rappresentati, con dovizia di particolari e grande attenzione al contesto ,soprattutto da pittori fiamminghi e dall’italiano Vincenzo Campi; appare comunque chiaro il significato simbolico di ricchezza, e sollecitazione sensuale.

insegnaPoi, alla fine dell’800, si diffonde velocemente l’innovativa formula del mercato coperto, evidenziata artisticamente da insegne commerciali, sempre più vivaci, posizionate all’esterno degli edifici per incuriosire i passanti, catturare l’attenzione dei compratori, invitare all’acquisto, incrementare i consumi…Floriana

 
 

Tag: , , , ,

Dicono di lui, e quindi anche un po’ di noi:

Mangiareconstile_COVERBon Ton anche nel cibo. Perché no?

Ci si può educare a “Mangiare con stile”, interrogandosi sui cibi sì, quelli no e quelli forse. Per decidere quali fanno al caso nostro   di Sergio Meda

Il titolo, “Mangiare con stile”, sembra costruito per trarre in inganno, fuorviare, indurre a a credere in un manuale, di garbate proporzioni, che modernizzi Monsignor della Casa. Un galateo per comportarsi bene a tavola. Non ce n’era bisogno, e infatti questo libro se ne astiene: le buone maniere continuano senza aggiornamenti, proprio perché buone.

Più intrigante, e finalmente risolutivo, il sottotitolo – “Da persone educate a riconoscere cibi amici e nemici”- che ingabbia le figurine centrali della copertina, un agglomerato di utensili e ingredienti indispensabili in cucina.

Si svela in breve l’arcano mistero, la promessa che il libro mantiene. E’ un volume di bon ton ma ragiona di nutrizione, scienza per la quale litigano gli addetti ai lavori ma che Rita Cavalca e Floriana Guida, le due autrici, riconducono all’essenza delle cose. Con un pizzico di saggezza.

Partono da un assunto facile facile: “il buon impiego del cibo garantisce equilibrio ed efficienza al corpo e alla mente, perciò è inutile proporre dogmi. Meglio dare suggerimenti avvalorati da scienza ed esperienza”.

Curiose le due autrici, con competenze lontane e nel contempo assai prossime. Una, la Cavalca, si ciba di nutrizione da molti anni, refrattaria a qualsiasi tentazione dietaiola, L’altra, la Guida, è bibliofila dall’adolescenza, curiosa di usi e costumi dei popoli della terra. Anche in fatto di cibo. a lei il compito di storicizzare, incuriosendo, gli impieghi antichi di ingredienti e condimenti. La nutrizionista, a sua volta, diffida di qualsiasi assoluto, bada all’investigazone su se stessi, la suggerisce in nome del “piacere di mangiare senza farsi del male”.

Come questo sia possibile le due autrici lo risolvono in poche righe: “seguendo la via della conoscenza lungo un sentiero di cambiamento, che parte dalla ricerca di noi stessi e conduce alla consapevolezza di quello che ci fa stare bene e quello che ci fa male. Un lavoro di indagine che ciascuno può fare con poca fatica, seguendo rientamenti ben precisi, dimenticando i suggerimenti della pubblicità, spesso ingannevole, imparando a usare una “bussola alimentare” specifica e personale”.

Come a dire che ciascuno di noi può imparare a riconoscere i suoi “cibi sì” , i “cibi no”, i “cibi forse” e decidere come avvalersene. Vuoi per dimagrire, se occorre, per non ingrassare, per digerire bene, per evitare disagi.

I precetti che hanno dato vita a questo volume sono in espressione del blog www.straordinarioquotidiano.it , palestra culturale delle due autrici. In vendita online su Macrolibrarsi