Mangiare per strada: gesto una volta rigorosamente disdicevole, oggi attività che ha diritto anche a un nome, Street Food .
Ma se il nome è relativamente recente, questa consuetudine ha almeno tremila anni; inventata, come è logico dai popoli nomadi , fu decantata dai i romani che sovente consumavano i pasti in piedi, velocemente, fermandosi in locali semi-aperti adiacenti alla strada. A Pompei troviano resti fastosi di queste strutture; qui le taverne, oltre che meta dei viaggiatori di passaggio, erano anche il posto dove i poveri si facevano riscaldare i pasti perché non sempre le loro case disponevano di fornelli.
Era una consuetudine popolare, scaturita dalla necessità e quindi anche allora considerata di cattivo gusto dai notabili, la cui reputazione sarebbe scaduta se qualcuno li avesse sorpresi a far colazione alla taverna; vivere per la strada non era ritenuto per bene, pareva brutto, direbbero le comari dei giorni nostri.
Alle tabernae i passanti compravano o consumavano bevande fresche o vino caldo; i venditori ambulanti offrivano pane, frittelle, salsicce, ecc.
In un epigramma Marziale ricorda così il caos che regnava nelle strade prima dell’editto di Domiziano che aveva regolato l’esposizione di merci per strade e marciapiedi: “Non più fiaschi appesi ai pilastri… barbiere, bettoliere, friggitore, norcino; nel proprio guscio se ne sta ciascuno. Ora c’è Roma: prima era un casino”.
Ma la gastronomia d’asporto non era ancora stata inventata e dall’editto di Domiziano piano piano i cibi sono scomparsi dalle strade e i poveri cuochi itineranti si sono persi per la via.
Fin quando non sono apparsi quasi dal nulla gli hamburger. Ma oggi lo street food torna a fare tendenza. Basti ricordare che Ferrà Adrià – lo chef spagnolo divo idei fornelli – ha aperto una catena di ristoranti veloci, che Joele Robuchon – lo chef francese eletto cuoco del secolo insieme col suo maestro Freddy Girardet – ha scandalizzato Parigi e la Francia intera creando una catena di tavole dove non si può prenotare, né pagare con carta di credito e si mangia a menù fisso, più o meno in venti minuti. Quasi a dimiostrare che non è importante quanto e come si mangia, ma solo cosa si mangia: conta solo l’essenziale, la perfezione di un piatto sta nella pulizia di gusti mai camuffati e nella genuinità degli ingredienti, non certo nel contesto modaiolo di tendenza… Floriana