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Mangiare, meno, con la musica

Ludovico secondo Marchese di Mantova è storicamente noto  grazie ad un’intelligente politica d’apertura e di notevoli relazioni.
Molto sensibile ad ogni forma di arte fu grande mecenate e ospitò  alla sua corte molti  artisti fra i quali ricordiamo Andrea Mantegna, che tra le altre opere,  realizzò per lui il famoso affresco Camera degli Sposi.
Ma Ludovico, non fu solo amante del bello; era  anche molto, troppo, incline ai piaceri della tavola, tanto da arrivare a soffrire di una pericolosa obesità.
Dopo diversi tentativi di dieta, l’umanista Vittorino da Feltre decise di curarlo abbinando ad un rigoroso regime alimentare qualche originale  accorgimento;  fra questi, grande rilievo aveva   l’obbligo di ascoltare la musica durante i pasti. Pare proprio che il Marchese Ludovico, rapito dalle melodie, dimenticasse quasi  di mangiare, masticasse a lungo e lentamente e così  rendesse particolarmente  efficace il regime alimentare.
Va ricordato che l’arte culinaria mantovana è definita di principi e di popolo; segnaliamo  uno dei piatti più rappresentativi , l’agnolino, che si distingue dal tortellino bolognese non solo per i componenti del ripieno ma anche per la forma.

In un tegame sciogliere un po’ di burro e cuocere la polpa di manzo macinata, con  cipolla e vino bianco.
In un’altra padella sempre con un po’ di, burro, far rosolare cubetti di pancetta e salamella di suino. Unire poi le due preparazioni, legandole con uova, parmigiano, noce moscata e pepe e  far riposare l’impasto per dodici ore.
Preparare una sfoglia e suddividerla in quadretti da farcire con il composto.
Per confezionare gli agnolini, ripiegare la sfoglia a triangolo, unire i bordi, congiungere le estremità fino a formare un anello, e sigillare con una forchetta.
Gli agnolini possono  essere serviti in brodo con formaggio grattugiato, o conditi con burro fuso e grana; comunque ottimi, ma da gustare raramente e con moderazione…. Floriana

 
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Pubblicato da su settembre 6, 2012 in Scampoli e Ritagli

 

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Chi aglio non mangia, d’aglio non puzza…

 L’aglio, è stato oggetto, in tempi più o meno antichi, di acute ostilità, forse anche un po’ motivate

“Se alcuno mai con empia mano il vecchio padre strozzasse, l’aglio mangi, peggior della cicuta! Oh stomaco forte dei mietitori! Che è il veleno che mi strazia i visceri? Vipèreo sangue, forse, cotto in quest’erbe m’ha tradito? O il perfido cibo ammannì Canidia? Quando Medea, fra tutti gli Argonauti splendido, amò Giasone, con questo l’unse, allor ch’ei volle cingere il giogo ignoto ai tori; e con questo i doni imbevve e spense Glauco e a vol fuggì coi draghi. Non mai gravò sì afosa la canicola su l’assetata Puglia, né più bruciante il fatal dono ad Ercole arse il possente dorso. Ma se tal cibo, o Mecenate lepido, tu gusti ancor, la bella ai baci tuoi le mani opponga, e giaccia là, su l’estrema sponda“. Così scrive Orazio Flacco

In controtendenza l’egiziano Ermete Trismegisto, che  evidenzia le tante proprietà benefiche dell’aglio e scrive che i Faraoni lo elargivano in quantità agli schiavi che costruivano le Piramidi  per preservarli da malattie e infezioni intestinali, ma , soprattutto, perché si rinforzassero e quindi aumentasse  il rendimento. Erodoto riferisce che sulla Piramide di Cheope, tra le spese sostenute per la costruzione, era riportata, in geroglifici, anche quella, ingente, per l’approvvigionamento di aglio.

Forse perché protegge da molti disturbi, l’aglio è stato usato, appeso a porte e finestre, per tenere lontano vampiri, streghe e spiriti maligni, o cucito in un sacchetto e appeso al collo come una collana, contro i vermi e le malattie infettive.
Non c’è dubbio che si tratta di un concentrato di sostanze dalle tante proprietà terapeutiche, che vanno dall’azione antisettica all’ effetto antipertensivo, da un’azione balsamica all’ effetto digestivo;  pare addirittura che sia anche un ottimo afrodisiaco, soprattutto per i maschi.

Come conciliare allora l’effetto virilizzante con il temibile odore  che regala all’alito? Ecco a voi  qualche consiglio:
masticare lentamente qualche grano di caffè
masticare qualche seme di anice, cumino, o cardamomo
mangiare qualche cucchiaio di miele o, meglio ancora,

Mangiare aglio in compagnia del partner …per  fondere gli umori e allontanare i pudori !

Teodorico il re ostrogoto che rese Ravenna capitale dell’Impero Romano d’Occidente, era alto e possente; aveva capelli lunghi, biondi e ricci; collo taurino e baffi così folti che ogni mattina li sfoltiva  con un rasoio speciale.  Era cresciuto nella raffinata Bisanzio, parlava il greco, era educato e galante, ma le sue abitudini culinarie erano davvero robuste. Era goloso di cinghiale,  lenticchie e vino, ma  la sua passione era l’ aglio, e nessuno osava fargli notare l’alito pesante, forse temevano reazioni poco educate e galanti, ancorché virili….

E anche lui, come molti potenti, utilizzò la tavola per scopi politici; noto  è il pranzo di riconciliazione che organizzò con i Goti vinti, nel corso del quale strozzò personalmente Odoacre e i suoi familiari… L’ appetito di Teodorico, come lo stomaco, rimase robusto per tutta la vita; a settant’anni consumava una frugale colazione di frutta fresca e carni arrostite, ma a pranzo esigeva portate abbondanti quanto numerose servite su  piatti d’argento e tovaglia (una rara finezza per l’epoca…). Ecco la sua ricetta preferita, riportata da un anonimo contemporaneo:

Agliata di noci
“Con quelle secche se ne fa una buona salsa che agliata si appella, perciò che in farla vi va d’aglio molto. Prima si pigliano i più sani e i più bianchi spicchi delle noci e quella quantità che l’ uom vuole, e si pestano in un mortaio di pietra nello quale sian pestati due tre spicchi d’aglio.
Si prendon poscia molliche di pane duro bagnato nel brodo di carne e si uniscono. Il tutto ben pestato si liquefa con ancora brodo e si aggiunge pepe franto. S’usa di mangiar tal salsa calda con la carne di porco o di cinghiale”.

Floriana

 
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Pubblicato da su giugno 17, 2012 in Scampoli e Ritagli

 

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