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La sete dei Grandi

29 Set

  Un alone di sacralità avvolge da sempre il vino e il suo mondo: Orazio raccomanda agli amici di dare la precedenza, nel piantare gli alberi, alla sacra vite. Cristo trasforma il vino nel suo sangue; e ancora, siccome  stimola (a volte anche troppo) la fantasia, il vino è sempre stato buon amico degli artisti.

Prima di cominciare a dipingere il duomo di Orvieto, il Pinturicchio fece includere nel contratto vino a volontà.
Carducci per la collaborazione alla Cronaca bizantina  fu pagato con barili di vernaccia. Quando andò a Desenzano del Garda, commissario d’esami al Liceo, fu murata in un’osteria una lapide che recitava:
Qui Giosue Carducci, nei mesi di luglio e ottobre, degli anni 1882-85, spesso libero da scocciatori, per sedare l’ardore dello spirito, per sciogliere l’amaro degli affanni, per temprare il vigore e la grazia, ilare e di buon umore attingeva dai vini vigore e grazia.
Sul Canal Grande, Lord Byron in cerca d’ ispirazione, si rivolgeva ai vini dei colli Euganei prima che al cognac.

Sempre a Venezia, Hamingway la sera si ritirava in camera a scrivere, in compagnia di una boccetta d’inchiostro e di sei bottiglie di Valpolicella.  Al mattino, erano vuote, tutt’e sette.

Winston Churchill soleva ripetere che non si può fare un discorso con acqua fresca  ma, prima di ogni discorso, preferiva si sciacquarsi  la bocca con whisky.

Erodoto racconta che gli antichi persiani riponevano tale  fiducia nel vino da affrontare alticci anche le più gravi questioni di governo; il giorno dopo, schiarita la mente, e smaltita la sbornia, riesaminavano le decisioni prese e, se le trovavano appropriate, le mettevano in esecuzione.
Beethoven, che aveva un papà alcolizzato e una mamma tisica, ereditò la tara paterna e per quanto il medico gli proibisse il vino e i cibi pesanti, non rinunciò mai a uova e gorgonzola, generosamente innaffiati col vino della Mosella.

Col vino gli antichi guerrieri, come pure i lottatori, purificavano le ferite;  Etruschi e  Romani bevevano vino anche  durante i banchetti funebri; oggi  eventi e ricorrenze, in famiglia o con gli amici, incontri ufficiali, transazioni d’affari, acquisti importanti, intimi tete à  tete,  quasi tutto, quasi sempre viene bagnato con un calice perché il vino consola, rilassa, distrae, genera allegria….

Quanto all’età in cui cominciare a bere, ricordiamo il consiglio di Platone: diciotto anni. Come per il diritto di votare: come il voto, il vino va usato con giudizio, anche da chi diciottenne non è più da un pezzo ma, ad essere astemi, si rinuncia comunque a  qualche cosa e..non conviene.

E allora:prosit!  Floriana

 
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Pubblicato da su settembre 29, 2012 in Scampoli e Ritagli

 

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